La Fraternità Sacerdotale di San Pio X e la figura della prelatura personale

Come abbiamo riferito in precedenza (vedi), da qualche mese la Santa Sede ha confermato che la prelatura personale è stata proposta come la figura più appropriata per il riconoscimento canonico della Fraternità di San Pio X (FSSPX), se si arrivasse alla piena comunione con la Santa Sede. Lo scorso 13 giugno il cardinale Levada ha consegnato a Mons. Fellay una bozza di documento in proposito, assieme ad una valutazione sulle questioni dottrinali.

Dopo la conclusione del Capitolo Generale della Fraternità di San Pio X, che si è celebrato durante la seconda settimana di luglio, si attende la risposta della Fraternità alla Santa Sede.

Recentemente, il settimanale Vida Nueva (numero del 21-07-2012) ha pubblicato un’intervista a S.E. Mons. Juan Ignacio Arrieta, Segretario del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, sulla figura della prelatura personale come una soluzione adeguata alle necessità della Fraternità Sacerdotale di San Pio X. Mons. Arrieta afferma che nella FSSPX “c’è stata un’evoluzione dalla sua fondazione. Dagli eventi del 1988, e ancora prima, essa ha dedicato le proprie energie al lavoro pastorale in tutto il mondo con gruppi di fedeli che desiderano seguire la liturgia tradizionale e ricevere in essa i sacramenti. Affinché questi fedeli possano ricevere legittimamente e, talvolta, come nel caso del matrimonio, anche validamente i sacramenti, è necessario che chi li amministra abbia giurisdizione sugli stessi fedeli. Questo è precisamente ciò che consente la prelatura personale” (la traduzione delle parole di Mons. Arrieta è nostra, ndr).

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Come è noto, finora è stata eretta soltanto una prelatura personale – quella dell’Opus Dei –, quasi 30 anni fa. Mons. Arrieta spiega che, all’inizio, la prelatura personale “era una novità che nessuno conosceva, ma il trascorso del tempo ha portato a considerare questa figura con normalità, com’è accaduto con altre create dal Concilio, quali le Conferenze Episcopali”. Nel caso che si decidesse di erigere un’altra prelatura personale per i seguaci di Mons. Lefebvre, essa avrebbe in comune con la prelatura dell’Opus Dei che entrambe sarebbero costituite da un prelato, con il suo presbiterio e dai fedeli che sono i destinatari della giurisdizione. Sarebbero molto diverse – in modo piuttosto evidente – nella missione pastorale peculiare di ciascuna. A questo proposito, Mons. Arrieta afferma che la prelatura dell’Opus Dei “e l’altra che potrebbe essere creata adesso, saranno due prelature molto diverse tra loro, com’è logico, e così rimarrà stabilito negli statuti”.

Per quanto riguarda le somiglianze e le differenze nei confronti di altre giurisdizioni personali, Mons. Arrieta sostiene che “teologicamente non vi sono differenze tra ordinariati e prelature personali: formano un genere comune, teologicamente diverso dalle Chiese particolari. La grande differenza si trova tra le comunità cristiane che sono Chiese particolari, quali le diocesi, e le strutture o comunità gerarchiche personali che sono create per specifici obiettivi pastorali, quali l’assistenza ai militari o agli ex-anglicani”. Arrieta spiega che “gli ordinariati militari o per gli anglicani che sono stati creati in diversi paesi rispondono a esigenze pastorali similari. Perciò i loro statuti sono quasi identici. Nel caso delle prelature personali, tuttavia, le differenze tra loro sono necessariamente più grandi, perché non è possibile prevedere le peculiari esigenze pastorali che possono richiedere la loro creazione da parte della Santa Sede. Le prelature personali sono state ideate per essere uno strumento molto elastico che possa essere adatto a necessità ecclesiali molto diverse. Le peculiarità di ogni prelatura devono essere regolate nei rispettivi statuti, e per questo è logico che anch’essi siano molto diversi tra loro”.