Circa l’elevazione all’Episcopato del secondo Prelato dell’Opus Dei

 

Valentín Gómez-Iglesias C.
Publicado en «Ius Ecclesiae» 7 (1995), pp. 799–810.

 

a) L’ordinazione episcopale

        1. «L’Osservatore Romano» del 21-22 novembre 1994, nella rubrica «Nostre Informazioni», inseriva la seguente notizia: «Il Santo Padre ha elevato alla dignità dell’Episcopato il Reverendissimo Monsignore Javier Echevarría Rodríguez, Prelato della prelatura personale dell’Opus Dei, assegnandogli la sede titolare vescovile di Cilibia»1. Un mese dopo, nello stesso giornale vaticano, l’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice notificava che nella prossima solennità dell’Epifania del Signore il Santo Padre avrebbe conferito nella Patriarcale Basilica Vaticana l’ordinazione episcopale a dieci presbiteri tra cui Mons. Javier Echevarría, Prelato dell’Opus Dei2. Quindi, il 6 gennaio 1995, Mons. Echevarría veniva consacrato Vescovo da Giovanni Paolo II, alla presenza di ventinove Cardinali e altre personalità ecclesiastiche e civili3.

        2. Il 23 marzo 1994, il Signore volle chiamare a Sé Mons. Álvaro del Portillo, primo Vescovo Prelato dell’Opus Dei4. Il Santo Padre Giovanni Paolo II, accompagnato dal Segretario di Stato, Cardinale Angelo Sodano, si recò nella chiesa prelatizia di Santa Maria della Pace per raccogliersi in orazione davanti alle spoglie mortali del Prelato5: si è trattato di un’ulteriore conferma dell’affetto del Papa nei confronti di Mons. del Portillo e della sua stima per l’Opus Dei, da lui stesso eretto il 28 novembre 1982 in Prelatura di carattere personale ed ambito internazionale6, ponendo così punto finale sul terreno normativo all’inadeguata posizione giuridica dell’Opus Dei nella Chiesa7.

        Un mese dopo la scomparsa di Mons. del Portillo, per procedere all’elezione del nuovo Prelato, si svolse a Roma il Congresso Generale elettivo della Prelatura, regolarmente convocato da Mons. Echevarría, che in qualità di Vicario Generale aveva assunto il 23 marzo il governo ad interim della Prelatura dell’Opus Dei8. Il 20 aprile 1994, è risultato eletto alla prima votazione Mons. Javier Echevarría; una volta accettata l’elezione è stata chiesta al Santo Padre la Sua conferma9. Nello stesso giorno 20 aprile, il Romano Pontefice, confermando l’avvenuta elezione canonica, nominò Mons. Javier Echevarría Prelato della Prelatura dell’Opus Dei10.

        3. Il 24 aprile 1994, con una nutrita partecipazione del presbiterio e dei fedeli laici della Prelatura, il nuovo Prelato dell’Opus Dei fece l’ingresso solenne nella sua Chiesa prelatizia di Santa Maria della Pace11, e nell’omelia disse tra l’altro: «Al Santo Padre Giovanni Paolo II, felicemente regnante, che con tanto affetto e con sollecitudine veramente paterna segue ogni passo  compiuto dall’Opera, si rivolge il nostro più fervido ringraziamento, mentre la nostra preghiera per la sua Augusta Persona e per le sue intenzioni diviene ancora più intensa»12.

        A questa sollecitudine pastorale si riferisce il Romano Pontefice nella Bolla pontificia di elevazione all’Episcopato del Prelato dell’Opus Dei, datata 21 novembre 1994 e riportata sopra, quando dichiara: «In seguito alla morte del Nostro Venerabile Fratello Alvaro del Portillo, abbiamo ritenuto opportuno provvedere nel modo più adeguato alla Prelatura personale della Santa Croce e Opus Dei, allo scopo di meglio propiziare il bene delle anime dei suoi fedeli». Conseguenza di questa sollecitudine per meglio propiziare il bene delle anime dei fedeli della Prelatura è la decisione del Santo Padre che la Bolla subito dopo espone in questi termini: «Perciò, in virtù della Nostra potestà Apostolica, abbiamo voluto annoverare fra i Vescovi te, Prelato della Prelatura personale della Santa Croce e Opus Dei»

        Questa sollecitudine pastorale nei confronti della Prelatura dell’Opus Dei si era già manifestata precedentemente in modo simile. In effetti, anche il primo Prelato dell’Opus Dei, Mons. Alvaro del Portillo, era stato elevato all’Episcopato il 7 dicembre 1990 e successivamente consacrato Vescovo da Sua Santità Giovanni Paolo II nella solennità dell’Epifania del 199113.

b) Congruenza e convenienza

        4. Nell’omelia della Messa con cui, nel 1991, inaugurò il proprio ministero episcopale, Mons. Álvaro del Portillo aveva  osservato tra l’altro: «L’ordinazione episcopale del Prelato significa un gran bene spirituale per la Prelatura dell’Opus Dei, e, nel contempo, un nuovo attestato da parte della Santa Sede sulla sua natura giuridica quale struttura giurisdizionale nella Chiesa»14. Possiamo ben dire che si sono avverate queste parole di Mons. del Portillo, che Mons. Echevarría ricordò nell’omelia predicata nel corso della solenne concelebrazione eucaristica da lui stesso presieduta all’indomani della sua consacrazione episcopale15.

        Infatti, l’elevazione all’Episcopato del successore di Mons. del Portillo nell’ufficio di Prelato dell’Opus Dei viene a confermare ancora una volta16 la piena congruenza dell’ordinazione episcopale del Prelato delle Prelature personali con la natura teologico-canonica di questa nuova figura, voluta dal Concilio Vaticano II e delineata dalle norme d’applicazione successivamente promulgate: struttura giurisdizionale dell’organizzazione gerarchica della Chiesa per lo svolgimento di peculiari opere pastorali17.

        Questa nuova struttura gerarchica, istituita dal Romano Pontefice e dotata di una legge particolare pontificia o Statuta, viene affidata al governo di un Prelato, Ordinario proprio, con o senza carattere episcopale18. Come titolare del ufficio di governo o di presidenza di una strutura giurisdizionale dell’organizzazione gerarchica della Chiesa, questo Prelato fa parte a tutti gli effetti della gerarchia ecclesiastica.

        Il Vescovo diocesano riceve radicalmente da Cristo la potestà con cui governa la diocesi, che gli è stata affidata dall’autorità suprema della Chiesa, e la possiede in qualità di successore degli Apostoli. Diversamente, la funzione di presidenza o di governo delle prelature personali e di altre strutture giurisdizionali e gerarchiche di istituzione ecclesiastica con la relativa potestà -sembra che la storia della Chiesa e del suo diritto dimostrino che è così- trova il proprio fondamento nel ministero episcopale del successore di Pietro19, quindi non si riceve direttamente da Cristo ma dal Romano Pontefice, e si possiede sia per partecipazione a iure sia per vicarietà: perciò, in modo diverso da quanto succede nelle diocesi, non si richiede neccessariamente il carattere episcopale del titolare dell’ufficio di presidenza di queste strutture20.

        Nonostante ciò, è comune a tutte queste strutture gerarchiche che la loro funzione pastorale e la potestà degli uffici di presidenza o di governo siano vere episcopales21, in quanto determinazione del munus regendi affidato da Cristo al Papa e al Collegio dei Vescovi22.

        Per quanto riguarda le Prelature personali, come ben si è fatto notare, il Prelato «concentra in sé la giurisdizione che sorregge la Prelatura come struttura gerarchica» -giurisdizione circoscritta all’ambito della missione pastorale per cui è stata eretta-; e «personifica sia la comunione della Prelatura col Papa e col Collegio» sia la sollicitudo omnium ecclesiarum del Papa e del Collegio che si manifesta nel peculiare servizio pastorale affidato alla Prelatura23. Da qui la congruenza teologica dell’ordinazione episcopale del Prelato della Prelatura personale24 in quanto l’inserisce nell’organo specifico della communio hierarchica dei Pastori della Chiesa, cioè il Collegio dei Vescovi, che succede al Collegio degli Apostoli.

        Inoltre, la potestà del prelato è vere episcopalis e in conseguenza viene esercitata ad instar Episcopi25. La potestà del Prelato è una vera giurisdizione di natura episcopale, giuridicamente ordinaria e non delegata;  propria, partecipata a iure, e non vicaria26; non si tratta di «una mera e immanente attuazione delle possibilità presbiterali insite nell’ordinazione ricevuta»: la nomina di un presbitero all’ufficio di presidenza di una Prelatura personale comporta l’esercizio di funzioni ecclesiali vere episcopales, determinate dalla normativa generale e particolare di ogni prelatura e radicate teologicamente nella Suprema Autorità27. Da qui anche la congruenza giuridico-canonica  dell’ordinazione episcopale del Prelato della Prelatura personale in quanto adegua sacramentalmente la condizione personale del Prelato alla natura vere episcopalis della potestà prelatizia.

        5. Mons. Javier Echevarría, in un’intervista pubblicata dal quotidiano «Avvenire» il giorno della consacrazione episcopale, ricordava che «la Prelatura dell’Opus Dei è un’istituzione gerarchica della Chiesa cattolica, la cui missione è diffondere fra i cristiani di tutte le condizioni la consapevolezza della chiamata alla santificazione personale nel proprio stato»; e subito dopo sottolineava: «L’ordinazione episcopale del prelato è certamente una realtà adeguata alla sua missione especifica e contribuisce a radicare più profondamente l’istituzione nella comunione universale della Chiesa cattolica»28.

        Queste parole di Mons. Echevarría ci portano a delle riflessioni che vanno più in là dell’affermazione circa la generica congruenza della condizione episcopale del Prelato con la natura teologico-canonica della Prelatura personale per entrare nella considerazione sulla concreta convenienza nel caso del Prelato dell’Opus Dei.

        Come giustamente si è fatto notare, nella varietà dei tipi possibili di Prelatura personale, la convenienza dell’ordinazione episcopale del Prelato si fa più evidente nelle Prelature che hanno un proprio clero incardinato e un laicato incorporato che riceve la specifica cura pastorale da parte del clero prelatizio; e ancora più evidente se presbiterio e laicato della Prelatura assieme concorrono allo svolgimento di uno specifico compito di natura pastorale e apostolica in organica e mutua cooperazione, sotto la guida del Prelato; convenienza che si fa particolarmente evidente nei casi in cui inoltre il Prelato erige il seminario internazionale e promuove i candidati ai sacri Ordini, incardinandoli al servizio della Prelatura: l’ordinazione dei diaconi e dei presbiteri da parte del Vescovo Prelato sarebbe in tal caso una più piena manifestazione dell’interna struttura di communio sacramentalis sottesa alla giurisdizione della Prelatura personificata nel Prelato; nel più profondo del ministerium di questi diaconi e presbiteri resterebbero iscritte sacramentaliter la comunione con il Romano Pontefice, la comunione con il loro Prelato e la comunione con il Vescovo della chiesa locale in cui si compie e si inserisce la loro attività pastorale29.

        Questo è precisamente il caso della Prelatura della Santa Croce e Opus Dei30, Prelatura di carattere personale ed ambito internazionale, che ormai è presente in più di trecento chiese locali di cinquantaquattro paesi dei cinque continenti31. A Mons. del Portillo era stata conferita la pienezza del sacerdozio ministeriale perché l’Episcopato era particolarmente conveniente alla sua funzione di governo e di presidenza della Prelatura della Santa Croce e Opus Dei. L’esperienza degli anni di Episcopato del primo Prelato dell’Opus Dei attestano questa particolare convenienza.

        In effetti, l’ordinazione episcopale del primo Prelato dell’Opus Dei ha indubbiamente giovato non solo a radicare ancora più profondamente l’Opus Dei nella comunione universale della Chiesa ma anche a consolidare ulteriormente l’inserimento della Prelatura nella pastorale della Chiesa universale e in quella delle singole Chiese locali nelle quali essa svolge la propria missione, rafforzando sacramentalmente la sollicitudo omnium Ecclesiarum del Prelato dell’Opus Dei e i vincoli della comunione del Prelato, e quella del suo presbiterio e dei fedeli laici della Prelatura, con il Romano Pontefice e con tutti gli altri Vescovi. Inoltre, Mons. del Portillo ha conferito l’Ordine sacro a più di ottanta fedeli della Prelatura: è stata un’altra rilevante esperienza degli anni di Episcopato del primo Prelato dell’Opus Dei.

        Il 7 gennaio 1995, nella solenne concelebrazione eucaristica di inaugurazione del proprio ministero episcopale, Mons. Javier Echevarría ricordava nell’omelia come il sacramento dell’Ordine «configura coloro che lo ricevono con Gesù, Sommo ed Eterno Sacerdote, Capo del Corpo Mistico»; ed aggiungeva: «i Vescovi «figura del Padre» nella Chiesa, come osserva Sant’Ignazio di Antiochia, sono «costituiti dallo Spirito Santo, che è stato loro donato, come veri ed autentici maestri della fede, pontefici e pastori» (Decr. Christus Dominus, n. 2), e rendono presente Gesù Cristo, Pastore supremo delle anime (cfr. 1 Petr. 2, 25), nel popolo assegnato alle loro cure»32.

        La pienezza del sacerdozio ministeriale,  in quanto nuova infusione dello Spirito Santo sul Pastore della Prelatura con tutte le conseguenze appena indicate, rappresenta una grande ricchezza spirituale per coloro ai quali è rivolto il suo ministero pastorale, in primo luogo i fedeli della Prelatura e poi coloro che in vario modo nei cinque continenti partecipano ai suoi più diversi apostolati.

        La recente consacrazione episcopale di Mons. Echevarría, nuovo Prelato dell’Opus Dei, viene quindi a significare che è stata apprezzata, in pratica e per la seconda volta, e perciò anche confermata, la particolare convenienza della condizione episcopale del titolare dell’ufficio di governo e di presidenza della Prelatura della Santa Croce e Opus Dei.

        Parafrasando le parole della Bolla pontificia di elevazione all’Episcopato di Mons. Javier Echevarría, possiamo dire che nell’«annoverare fra i Vescovi» il «Prelato della Prelatura personale della Santa Croce e Opus Dei» il Romano Pontefice, «in seguito alla morte» di Mons. del Portillo, ha provveduto «nel modo più adeguato alla Prelatura […], allo scopo di meglio propiziare il bene delle anime dei suoi fedeli».

c) Il servizio pastorale del Prelato dell’Opus Dei

        6. La Bolla pontificia relativa alla consacrazione episcopale del secondo Prelato dell’Opus Dei conclude invocando la protezione della Madonna e del Beato Josemaría Escrivá: «Infine affidiamo all’intercessione di Maria, Madre di Dio, e del beato Josemaría Escrivá de Balaguer, te, diletto Figlio, il tuo gregge e tutti i fedeli, affinché tu possa mostrare  a tutti «le opere del Dio Altissimo» (cfr. 2 Mac 3, 36)».

        All’intercessione del Beato Josemaría Escrivá si riferiva anche Mons. del Portillo in una lettera datata pochi giorni prima di ricevere da Giovanni Paolo II l’ordinazione episcopale: «sono sicuro che, con la sua intercessione dinanzi al trono di Dio, egli ha ottenuto per noi dal Cielo questa nuova grazia che, ripeto, era già presente nel suo animo ed in quell’intenzione speciale per la quale spese la propria vita e ci fece pregare tanto, nell’esclusivo desiderio di compiere la volontà del Cielo»33. Ordinazione episcopale che «tutti noi abbiamo considerato come una chiara conferma del cammino giuridico della Prelatura», scriveva nella stessa lettera Mons. del Portillo, sottolineando subito dopo: «non esito a scrivervi in questi termini, giacché non penso alla mia persona, bensì al fatto che l’ordinazione episcopale del Prelato comporterà un gran bene per l’Opera nel suo servizio alla Chiesa, unico scopo della nostra esistenza e dell’esistenza della nostra Prelatura»34.

Queste parole fanno eco ad una affermazione assai cara al Beato Josemaría: «l’unica ambizione, l’unico desiderio dell’Opus Dei e di ognuno dei suoi figli è quello di servire la Chiesa come Essa vuole essere servita»35.

        7. L’erezione di una Prelatura personale presuppone per sua natura che il Papa, in virtù del suo ministero di promotore dell’unità della fede  e della comunione, abbia ritenuto conveniente una nuova struttura per lo svolgimento di una peculiare opera pastorale -in una regione o nazione, o in tutto il mondo- per il bene comune di tutta la Chiesa36, in bonum commune totius Ecclesiae come dice il Concilio Vaticano II37. Concretamente, la Prelatura della Santa Croce e Opus Dei è stata eretta dalla Sede Apostolica, dopo aver consultato i Vescovi di tutte le diocesi nelle quali l’Opus Dei aveva eretto centri, per lo svolgimento di una peculiare opera pastorale al servizio dell’intera Chiesa.

        La Prelatura dell’Opus Dei possiede, come tutte le struture gerarchiche all’interno della communio, autonomia e giurisdizione ordinaria per svolgere la propria missione di servizio: «La Prelatura dell’Opus Dei è sottoposta immediatamente e direttamente alla Santa Sede, che ne ha approvato lo spirito e il fine e ne tutela e promuove anche il regime e la disciplina in bonum Ecclesiae universae»38. Realizza la peculiare opera pastorale, che le è stata affidata, nell’ambito delle Chiese locali e al loro servizio: «Tutto il lavoro apostolico che la Prelatura svolge, secondo la propria natura e il proprio fine, contribuisce ad bonum singularum Ecclesiarum localium, e la Prelatura mantiene sempre le debite relazioni con l’autorità ecclesiastica territoriale»39. Tutti i criteri riguardanti l’armonica coordinazione pastorale con le Chiese locali, contenuti nel quinto capitolo del titolo quarto degli «Statuti» della Prelatura dell’Opus Dei, sono informati dall’idea di servizio, in conformità allo spirito e agli insegnamenti del Beato Josemaría Escrivá40.

        «Servire la Chiesa come Essa vuole essere servita»: l’efficacia del servizio che la Prelatura dell’Opus Dei presta alla Chiesa universale e alle Chiese locali dipende dallo svolgimento della sua attivitá nel rispetto della propria identità, della propria natura e dei propri mezzi e fini, tutelati dalla Sede Apostolica41.

        8. Il Prelato dell’Opus Dei, centro di unità e capo della Prelatura, padre e pastore dei suoi fedeli, concentra e personifica in sé la missione di servizio della Prelatura. In effetti, «la funzione che il Signore ha affidato ai pastori del suo popolo è un vero servizio, che nella sacra scrittura è chiamato significativamente diaconia o ministero»42.

        Il servizio pastorale del Prelato dell’Opus Dei venne illustrato da Mons. Echevarría, nella concelebrazione eucaristica all’indomani della consacrazione episcopale, con espressioni tratte dagli «Statuti» della Prelatura: «Il Prelato deve essere maestro e Padre per tutti i fedeli della Prelatura; li ami tutti veramente nel cuore di Cristo, tutti istruisca e protegga con affettuosa carità; doni se stesso generosamente in favore di tutti e sempre più sacrifichi se stesso con gioia»43.

        Il Concilio Vaticano II insegna che «con la consacrazione episcopale viene conferita la pienezza del sacramento dell’Ordine, quella cioè che dalla consuetudine liturgica della Chiesa  e dalla voce dei Santi Padri viene chiamata il sommo sacerdocio, il vertice del sacro ministero. La consacrazione episcopale conferisce pure, con la funzione di santificare, le funzioni di insegnare e di governare […]. Dalla tradizione infatti […] consta chiaramente che con l’imposizione delle mani e con le parole della consacrazione la grazia dello Spirito Santo viene conferita, e viene impresso un sacro carattere, in maniera che i Vescovi, in modo eminente e visibile, sostengono le parti dello steso Cristo Maestro, Pastore e Pontefice, e agiscono in sua persona»44. «I singoli Vescovi, per  quanto lo permette l’esercizio del particolare loro ufficio, sono tenuti a collaborare tra di loro e con il successore di Pietro»45; e «per istituzione e precetto di Cristo, sono obbligati ad avere per tutta la Chiesa una sollecitudine che, sebbene non esercitata con atto di giurisdizione, sommamente contribuisce tuttavia al bene della Chiesa universale»46.

        Da quanto ora ricordato, si capiscono le ragioni per cui il Concilio Vaticano II può descrivere il munus episcopale come un eximium servitium47. Perciò, una rilevante conseguenza della consacrazione episcopale de Mons. Echevarría è la nuova forza sacramentale del proprio servizio pastorale come titolare dell’ufficio di governo e di presidenza della Prelatura dell’Opus Dei e della sua sollicitudo omnium ecclesiarum come membro del Collegio dei Vescovi, sempre cum Petro et sub Petro.

        Il motto scelto da Mons. Javier Echevarría per lo stemma episcopale riprende un’esclamazione innumerevoli volte scritta e pronunciata dal Beato Josemaría fin dai primi tempi: Deo omnis gloria!, a Dio tutta la gloria, esclusivamente a Lui48. Esso compendia molto bene il desiderio del secondo Vescovo Prelato dell’Opus Dei, sulla scia dell’esempio del Beato Josemaría Escrivá e di Mons. del Portillo,  «di servire la Chiesa come Essa vuole essere servita», per potere così -sono le ultime parole della Bolla pontificia- «mostrare a tutti «le opere del Dio Altissimo»».

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1 «L’Osservatore Romano» del 21-22 novembre 1994, p. 1.

2 «L’Osservatore Romano» del 29 dicembre 1994, p. 1.

3 «L’Osservatore Romano» del 7 gennaio 1995, pp. 1 e 6.

4 Questa rivista, nel secondo fascicolo del 1994, dedicò una sezione «in memoriam» a Mons. del Portillo, primo Gran Cancelliere dell’Ateneo Romano della Santa Croce: vid. «Ius Ecclesiae» 6 (1994) 422-445

5 Vid. «L’Osservatore Romano» del 24 marzo 1994, pp. 1-2; e del 25 marzo 1994, p. 8; «Romana» 10 (1994) 23.

6 Vid. A. DEL PORTILLO, Lettera pastorale sull’avvenuta trasformazione dell’Opus Dei in Prelatura personale di ambito internazionale (28-XI-1982), in Rendere amabile la Verità.-Raccolta di scritti di Mons. Álvaro del Portillo, Città del Vaticano 1995, 48-90.

7 Sulle tappe dell’iter giuridico dell’Opus Dei, vid. A. DE FUENMAYOR, V. GÓMEZ-IGLESIAS, J.L. ILLANES, L’itinerario giuridico dell’Opus Dei. Storia e difesa di un carisma, Milano 1991.

8 La Costituzione Apostolica Ut sit (28-XI-1982), relativa all’erezione della Prelatura dell’Opus Dei, stabilisce nell’articolo IV: «Praelaturae Operis Dei Ordinarius proprius est eius Praelatus cuius electio iuxta praescripta iuris generalis et particularis facta Romani Pontificis confirmatione eget» (vid. AAS, 75, 1983, 423-425). Quando resta vacante l’ufficio di Prelato, entro un mese deve essere convocato il Congresso generale elettivo, il cui svolgimento deve avvenire entro il termine massimo di tre mesi dal momento in cui l’ufficio è rimasto vacante (Codex iuris particularis Operis Dei o Statuta della  Prelatura dell’Opus Dei, n. 149 §§ 1-2). Partecipano al Congresso elettivo, senza possibilità di compromissari, tutti i Congressisti nominati a vita dal precedente Prelato (o dai precedenti prelati) con il voto deliberativo del suo Consiglio, dopo aver sentito la Commissione regionale e i Congressisti della rispettiva circoscrizione (ibid., n. 130). I 140 Congressisti o elettori che hanno partecipato al Congresso elettivo di 1994 (di 26 nazionalità diverse e provenienti da 29 paesi) sono stati nominati dal Beato Josemaría Escrivà (108) e, dopo il 1975, da Mons. del Portillo (32) (vid. «Romana» 10, 1994, 115-116).

9 Trattandosi dell’ufficio di presidenza di una struttura giurisdizionale dell’organizzazione gerarchica della Chiesa, l’elezione non è costitutiva, ma richiede conferma da parte del Romano Pontefice (CIC 1983, cann. 178-179; Cost. ap. Ut sit, cit. in nota 8, art. IV; Codex iuris particularis…, cit. in nota 8, n. 130 §§ 1 e 4).

10 «L’Osservatore Romano» del 22 aprile 1994 ne dava notizia nella rubrica «Nostre Informazioni»: «Il Santo Padre, confermando l’avvenuta elezione canonica a norma del n. 130 degli Statuti, ha nominato Prelato della Prelatura personale della Santa Croce e Opus Dei il reverendissimo Monsignor Javier Echevarría, finora Vicario Generale della stessa Prelatura». Vid. «Romana» 10 (1994) 121-122.

11 Il nuovo Prelato illustrò il senso della cerimonia di ingresso con le seguenti parole: «Il solenne ingresso del Prelato nella chiesa prelatizia esprime, nei segni liturgico-sacramentali di questa cerimonia, la realtà di cui ancora una volta siamo stati appena testimoni nell’Opus Dei. Infatti, mediante l’elezione canonica e la successiva conferma della Sede Apostolica, il Sommo Pontefice ha affidato al nuovo Prelato la cura pastorale di questa porzione del Popolo di Dio e gli ha conferito la sacra potestas (Cfr. Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 19) sui fedeli della Prelatura, sacerdoti e laici, che egli regge come Ordinario proprio in tutto ciò che è connesso al lavoro pastorale della Prelatura (Cfr. Giovanni Paolo II, Cost. ap. Ut sit, 28-11-1982, norma IV)» (vid. «Romana» 10, 1994, 132).

12 Ibid.

13 Vid. «L’Osservatore Romano» del 8 dicembre 1990, p. 1; e del 7-8 gennaio 1991, pp. 1, 4 e 5; «Romana» 7 (1991) 5, 12, 152-153.

14 Vid.  Rendere amabile…, cit. in nota 6, 201-202; «Romana» 7 (1991) 129.

15 Vid. «Romana» 11 (1995) 136.

16 Sulla congruenza e convenienza dell’ordinazione episcopale del primo Prelato dell’Opus Dei, Mons. A. del Portillo, con speciale riferimento alla storia giuridica dell’Opus Dei, vid. V. GÓMEZ-IGLESIAS, L’ordinazione episcopale del Prelato dell’Opus Dei, in «Ius Ecclesiae» 3 (1991) 251-265.

17 Circa la natura giuridica delle Prelature personali, vid. G. LO CASTRO, Le Prelature personali. Profili giuridici, Milano 1988 e la bibliografia ivi menzionata; anche una selezione bibliografica sull’argomento si può trovare in J.L. GUTIÉRREZ, Le Prelature personali in «Ius Ecclesiae» 1 (1989) 490-491.

18 Già nell’«Annuario Pontificio» per l’anno 1983, nelle note storiche sulle Prelature personali, si leggeva: «Per lo svolgimento delle loro peculiari iniziative pastorali, tali Prelature hanno sempre un prelato, Ordinario proprio, con o senza carattere episcopale» (vid., «Annuario Pontificio 1983», 1522).
Nello stesso anno 1983, nell’articolo Sacerdozio e presbiterio nel CIC, in «Servizio migranti» 19 (1983) 354-372, E. Corecco, commentando i nuovi cann. 294-297, prendeva in considerazione come possibile la consacrazione episcopale del Prelato (E. CORECCO, Théologie et Droit Canon.-Écrits pour une nouvelle théorie générale du Droit Canon, Fribourg Suisse 1990, 306).

19 Vid. A. DE FUENMAYOR, Potestad primacial y prelaturas personales, in Escritos sobre prelaturas personales, Pamplona 1990, 151-166.

20 Vid. J. HERVADA, Diritto Costituzionale Canonico, Milano 1989, 304-313.

21 Vid. sull’argomento, J.I. ARRIETA, Chiesa particolare e Circoscrizioni ecclesiastiche, in «Ius Ecclesiae» 6 (1994) 3-40; IDEM, Le Circoscrizioni personali, in «Fidelium Iura» 4 (1994) 207-243.

22 Vid. F. OCÁRIZ, La consacrazione episcopale del Prelato dell’Opus Dei, in «Studi Cattolici», 35 (1991) 23.

23 P. RODRÍGUEZ, Chiese particolari e Prelature personali, Milano 1985, 140.

24 P. Rodríguez parla di «convenienza teologica» che definisce «immanente a queste nuove strutture» (Ibid.).

25 Vid. P. LOMBARDÍA-J. HERVADA, Sobre prelaturas personales in «Ius Canonicum» 27 (1987) 72-73; J. HERVADA, Pensamientos de un canonista en la hora presente, Pamplona 1989, 213-225.
Per quanto si riferisce in concreto alla Prelatura dell’Opus Dei, è stato scritto: «La potestà del Prelato dell’Opus Dei ha quindi un contenuto giurisdizionale di natura episcopale, anche nel caso che il Prelato non sia vescovo: infatti, l’oggetto di questa potestà è il governo e la regolazione della costitutiva interazione tra fedeli e ministri sacri, nucleo della dinamica interna della Chiesa e della funzione pastorale dei vescovi. Il Prelato dell’Opus Dei svolge questa funzione nei riguardi dei suoi fedeli e del suo presbiterio per il servizio della communio ecclesiarum che è stato affidato alla Prelatura. Abbiamo già visto che la potestà in questione ha queste caratteristiche perché si basa sull’autorità episcopale del Romano Pontefice e ne partecipa; […] Per tutte queste ragioni, la sua potestà è di natura episcopale, anche se egli è un presbitero abilitato canonicamente ad instar episcopi» (P. RODRÍGUEZ – F. OCÁRIZ – J.L. ILLANES, L’Opus Dei nella Chiesa, Casale Monferrato 1993, 104-105).

26 Vid. J.I. ARRIETA, L’atto di erezione dell’Opus Dei in Prelatura personale, in «Apollinaris» 56 (1983) 100-102; IDEM, Chiesa particolare…, cit. in nota 21, 28.

27 J.R. VILLAR, La capitalidad de las estructuras jerárquicas de la Iglesia, in «Scripta Theologica» 23 (1991) 972.

28 «Avvenire» (Milano) del 6 gennaio 1995, p. 19.

29 P. RODRÍGUEZ, Chiese particolari…, cit. in nota 23, 140-141.

30 Vid. J. HERVADA, Aspetti della struttura giuridica dell’Opus Dei in «Il Diritto Ecclesiastico» 97-I (1986) 410-430; V. GÓMEZ-IGLESIAS, L’ordinazione…, cit. in nota 16, 263-265.

31 I dati recenti dei fedeli della Prelatura sono i seguenti: 1.533 sacerdoti incardinati, di cui 45 ordinati nell’anno precedente, e 77.867 laici incorporati (vid. «Annuario Pontificio 1995», p. 1135).

32 «Romana» 11 (1995) 136.

33 A. DEL PORTILLO, Lettera, 1-I-1991. «L’intenzione speciale» del Beato Josemaría Escrivá, di cui parla la lettera citata, consisteva nel conseguimento da parte dell’ Opus Dei, allo scopo di meglio servire la Chiesa, di una configurazione giuridica adeguata al carisma originario ed in grado di garantire il fenomeno pastorale in cui detto carisma si era manifestato: ciò costituisce la questione centrale dell’intero itinerario giuridico dell’Opus Dei fino all’erezione in Prelatura di carattere personale ed ambito internazionale voluta dal Beato Josemaría ( sull’iter giuridico dell’Opus Dei, vid. la bibliografia citata nelle note 6, 7 e 16).

34 Ibid.

35 J. ESCRIVÁ DE BALAGUER, Lettera, 31-V-1943, n. 1. Due anni prima della sua morte, il Beato Josemaría Escrivá si esprimeva così: «Non abbiamo altro fine che quello di servire il Signore, la sua Chiesa Santa, il Romano Pontefice, le anime tutte. Se l’Opera non prestasse questo servizio, io non la vorrei: si sarebbe snaturata» (IDEM, Lettera, 17-VI-1973, n. 11)

36 Vid. A. VIANA, Las circunscripciones personales al servicio de la comunión, in Ius in vita et in missione Ecclesiae, Città del Vaticano 1994, 353-365.

37 CONCILIO VATICANO II, Decreto Presbyterorum Ordinis, n. 10.

38 Codex iuris particularis…, cit. in nota 8, n. 171.

39 Ibid., n. 174 § 1.

40 Vid. P. RODRÍGUEZ – F. OCÁRIZ – J.L. ILLANES, L’Opus Dei…, cit. in nota 25, 132.

41 L’attività pastorale e apostolica della Prelatura dell’Opus Dei, come quella di altre struture gerarchiche per lo svolgimento di peculiari compiti pastorali, «non solo non intacca l’unità della Chiesa particolare fondata sul Vescovo, bensì contribuisce a dare a quest’unità l’interiore diversificazione propria della comunione» (CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Lettera Commmunionis notio, 28 maggio 1992, n. 16, in  AAS 85, 1993, 838-850). Vid. F. OCÁRIZ, Unità e diversità nella comunione ecclesiale, ne «L’Osservatore Romano» del 21 giugno 1992, p. 11.

42 CONCILIO VATICANO II, Cost. dog. Lumen Gentium, n. 24. Sull’argomento, vid. V. GÓMEZ-IGLESIAS, Acerca de la autoridad como servicio en la Iglesia, in Ius in vita…, cit. in nota 36, 193-217.

43 Codex iuris particularis …, cit. in nota 8, n. 132 § 3. Vid. «Romana» 11 (1995) 137.

44 CONCILIO VATICANO II, Cost. dog. Lumen gentium, n. 21.

45 Ibid., n. 23.

46 Ibid., n. 23

47 Ibid., n. 21.

48 Quest’espressione appare già nel marzo 1930, in uno dei primi brani delle sue annotazioni personali: Apuntes íntimos, n. 8; successivamente essa ritorna in oltre un centinaio di passi del medesimo testo. La si può riscontrare anche in Cammino, n. 780, ripresa alla lettera dall’edizione di Consideraciones espirituales del 1932 (n. 195). Vid. anche Solco, n. 647; Forgia, nn. 611, 639 e 1051.