12 junio 2014 (L’Osservatore Romano)
La Costituzione apostolica Anglicanorum coetibus (art. III) stabilisce che «Senza escludere le celebrazioni liturgiche secondo il rito romano, l’ordinariato ha la facoltà di celebrare l’eucaristia e gli altri sacramenti, la liturgia delle ore e le altre azioni liturgiche secondo i libri liturgici propri della tradizione anglicana approvati dalla Santa Sede, in modo da mantenere vive all’interno della Chiesa cattolica le tradizioni spirituali, liturgiche e pastorali della Comunione anglicana, quale dono prezioso per alimentare la fede dei suoi membri e ricchezza da condividere».
Nell’aprile del 2014, ha avuto luogo la pubblicazione del Divine Worship: Occasional Services, un volume unico pubblicato dalla «Catholic Truth Society» (Londra), che contiene i riti approvati per il battesimo, il matrimonio e i funerali per gli ordinariati personali. Questi testi sono stati preparati dalla Commissione interdicasteriale Anglicanae traditiones e approvati dalla Congregazione per la dottrina della fede e dalla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti.
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La Santa Sede ha reso questi riti disponibili per il nutrimento spirituale e la santificazione di fedeli che, provenendo da ambienti anglicani, entrano nella piena comunione cattolica. In tal modo, la Chiesa ha dato espressione eloquente a un principio fondamentale per il movimento ecumenico: l’unità della fede, che è il cuore della comunione della Chiesa, non richiede una rigida uniformità liturgica. Come afferma Steven Lopes nella notizia pubblicata da L’Osservatore Romano, «L’annessione da parte della Chiesa cattolica del patrimonio liturgico anglicano, atto storico in sé, offre una reciprocità di arricchimento che garantisce l’autenticità della fede, investe la nostra espressione liturgica dell’indiscutibile autorità di quella fede, a gloria di Dio, fonte di comunione e fulcro del nostro culto sacramentale».
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